Oggi ho iniziato a leggere Cercando Carmilla, un saggio di Franco Pezzini edito da Ananke, e ho fatto qualche riflessione sul personaggi protagonista de La Dama Scarlatta.
Fino adesso mi ero concentrata sui problemi legati al personaggio di Franz, perché per me era il più complicato da affrontare non avendo mai, prima, messo in scena il personaggio di un licantropo. Ma, grazie a Sammy/Yami e ad alcune riflessioni fatte insieme a lei e alla stesura di Werewolf che ormai volge al termine, posso dire di aver preso confidenza anche con questa categoria di personaggi e di aver risolto alcuni dei dubbi che avevo all’inizio.
Così mi sono finalmente soffermata a riflettere su un punto abbastanza importante per me per delineare i due personaggi protagonisti de La Dama Scarlatta, Sara e Franz: la relazione tra i due.
Spiego meglio: fino adesso ho fatto innamorare Seril, un’umana, per quanto strega, di Etienne, decisamente vampiro, e un’umana, Kate, di un licantropo, John. Quindi ho sempre mantenuto un abbastanza classico dualismo umana/mostro. Anche se ho notato che quando scrivo queste storie io sto sempre dalla parte del mostro che, quindi, difficilmente risulta essere tale. Ma di questo sono soddisfatta.
Tornando a noi, ne La Dama Scarlatta invece appartengono entrambi alla categoria del “diverso”, lei è una vampira, lui un licantropo (gli umani in effetti in LDS si vedono poco), ma questo, invece che rendermi le cose più facili, fin’ora mi ha solo portata a fare delle riflessioni. Ad esempio, quei due dovrebbero avere molti meno problemi di coscienza a stare insieme, però è anche vero che di mezzo ci sono altri fattori. Intanto stanno, almeno all’inizio, su fronti opposti e Franz di fatto la inganna, poi, quando la storia si evolve e succedono tutta una serie di cose che so io… beh, mi sono chiesta se gli amici di Sara sarebbero stati così felici di prendersi in casa uno che è stato scagnozzo del nemico. E a questo punto mi sono anche domandata se loro lui non si potessero andare a cacciare in una situazione per cui vengono rinnegati da entrambe le parti. Cioè, siccome il problema è Franz, se il suo essere lupo mannaro non potesse diventare un problema perfino per una come Sara che è una vampira. E quindi quali potrebbero essere le reazioni di Sara ad una situazione del genere.
C’è poi una frase citata in questo saggio che mi ha colpita e sulla quale mi sono soffermata:
“ Fantasticare su streghe e stregoni, vampiri e lupi mannari, su Marte e Venere e sull’uomo delle caverne dentro di noi, significa perpetuare le fantasie di un mondo che anela alla guerra, significa continuare a essere complici della feticizzazione degli ‘altri’ come ‘malvagi, stranieri e inferiori’ ”.
Allora, in parte sono d’accordo. Nel senso che in molte di queste storie il concetto di “altro” è assimilato a quello di “diverso/estraneo” e a sua volta a quello di “malvagio/demonio”. Dracula è il diverso, ma è anche lo straniero, è il male da combattere e da distruggere. Ciò che non si capisce (con il lume della ragione? Non dimentichiamo che siamo in piena età romantica, ma che illuminismo era nato circa un secolo prima) e quindi si deve eliminare.
Parliamo però di storie classiche, di romanzi ottocenteschi che si rifanno a un mondo in cui simili concetti di chiusura e paura erano ancora ben radicati.
E in questo io sono d’accordo, ovvero nel sostenere che in questo tipo di narrazioni si possa leggere una certa dose di pausa dell’ignoto e del diverso (tutto ciò che ha portato a fenomeni come la caccia alle streghe, ad es).
Tuttavia io penso anche che oggi queste storie, se ben raccontate e se scritte alla luce della coscienza dei giorni nostri, possano dire esattamente il contrario. Ora, io non sono un’esperta né una grande lettrice di questo genere di narrativa, ma se penso a un romanzo come quello di Kit Whitfield, Sorpresi dalle Tenebre, direi che esprime il concetto opposto o che per lo meno cerca di proporre un modello di integrazione, tra la popolazione umana e la popolazione non-umana, mostrando anche i problemi e le difficoltà di una tale situazione. È ovvio che siamo sempre di fronte a storie in cui due entità differenti, gli umani e i… diversi, i mostri, quello che volete, si trovano a confrontarsi e spesso a scontrarsi. Ma non direi affatto che sostengono un’ideologia guerrafondaia, anzi… Perfino in romanzi come quelli della Hamilton, che pure a me non piacciono, non trovo calzante questa lettura, proprio perché il presupposto di base è una società in cui gli umani e i vampiri tentano di convivere.
Oh, nessuno dice sia facile. Ma non è facile nemmeno nella realtà!
Prendiamo la situazione italiana: quante difficoltà ci sono per l’integrazione e la convivenza degli immigrati? E non sono certo dei mostri, sono persone come noi solo provenienti da altri paesi. Eppure l’Italia (ma anche l’Europa), come stato, fatica a trovare delle soluzioni per facilitare i processi di integrazione. Questo è uno dei grandi temi del nostro tempo e se un romanzo mette in scena il tentativo di integrazione tra umani e licantropi, perché non potrebbe essere la metafora di qualcosa di più reale?
È verissimo, quindi, che alla base di queste storie ci possa essere una errata concezione del diverso, ma è anche vero che tramite una storia fantastica questa concezione possa essere corretta e analizzata.
Oggi, e Twilight ce lo insegna, il vampiro non è più il mostro da distruggere.
Prendete la storia di Bella e Edward e mettete che invece di essere un vampiro lui sia uno studente straniero, emarginato e guardato con sospetto dai compagni perché diverso… Esistono film per adolescenti con queste caratteristiche e non penso che nessuno si sogni di dire che sostengono un’errata concezione del diverso o dello straniero. Anzi, sono visti con favore perché mostrano come, anche attraverso i rapporti d’amore e d’amicizia, possa essere possibile integrarsi.
Io credo che si stia andando nella direzione giusta, in questo senso. E non lo dico solo perché, come scrivevo sopra, quando sono io a scriverle, sto sempre dalla parte del mostro (io avrei fatto vincere Dracula, con tutto il rispetto per Van Hellsing), ma perché credo veramente che le storie di vampiri, lupi mannari e affini, oggi siano diverse da quelle dell’Ottocento e che quindi abbiano alle spalle quel background cosmopolita e multietnico che caratterizza una società multirazziale come la nostra.
Sono le due anime di un problema attuale: la globalizzazione e l’integrazione. Se trovano spazio in una storia fantastica… tanto meglio. La letteratura fantastica serve anche a questo: a esorcizzare le nostre paure.