IL PUNTO DI VISTA UNICO

La mia nuova, piccola, maniacale, fissazione…

Ormai in molti sanno che uno degli appunti che faccio più spesso quando leggo un libro di un esordiente è “troppo detto!”

La prima regola di uno scrittore è: “non dire, mostra!”. E sarebbe carino che, all’alba del 2010, non si scrivesse più come nel ‘700 (già nell’800 molti testi avevano preso quella forma che ha portato al tipo di narrativa contemporanea).

Recentemente ho sviluppato un’altra fissazione: “punto di vista ballerino” potrebbe essere un appunto che ho fatto a qualcuno. Non per colpa dello sventurato autore, ma unicamente a causa di questa mia nuova malattia: il pdv[1] unico!

Sembrerà assurdo, detto da una persona che ha scritto un intero romanzo-breve basato proprio sulla moltiplicazione del pdv. Eppure… è successo.

Dunque, molti manuali sostengono l’utilità del pdv unico soprattutto nell’abito del racconto (Bickham è uno di questi), mentre altri (Dara Marks, per citarne uno) sottolineano come nella complessità della narrazione tipica del romanzo sia quasi indispensabile adeguare il pdv alla scena che si sta andando a narrare e, quindi, l’adozione del pdv multiplo è necessaria. Ovviamente, se andate a scegliere l’uso del pdv multiplo, dice la Marks,… usatelo con saggezza: non cambiate pdv ogni due righe, ma fate in modo che cambi quando è veramente necessario e, almeno, alla fine di una scena.

Io sono sempre stata una grande sostenitrice del pdv multiplo (del resto il modello a cui aspiro è Guerra e Pace, magnifico esempio di pdv multiplo! Oltre che di tante altre cose. Tanto che consiglierei a tutti quei ragazzi che vogliono scrivere di leggersi prima Guerra e Pace… e poi ne parliamo). Grosso modo fino al 2008 tutti i miei testi adottavano un pdv doppio e a volte anche più sfaccettato. Anche se Turtledove aveva già messo la pulce nel mio orecchio…

Harry Turtledove scrive, nella saga della Legione Perduta, con un pdv unico, sempre fisso come un faro sul suo protagonista. Quando lessi per la prima volta Turtledove rimasi spiazzata! Cioè, io lo adoro, ma notai questo elemento della sua narrazione e ne rimasi colpita, perché La Legione Perduta è un romanzo complesso, con un numero di personaggi non indifferente e una trama sfaccettata. Eppure Harry tira dritto come uno schiacciasassi. Perché sa benissimo quello che sta facendo. Non per niente è un maestro della narrazione. Scrive benissimo!

A volte, ne La Legione, rimanevo bloccata perché, abituata alle narrazioni della Bradley&Co., mi aspettavo spesso che il pdv si aprisse per indagare altri personaggi in modo più approfondito. Invece no. Il protagonista, quasi con un espediente da prima persona, resta il nostro occhio ufficiale sulla storia, anche se, attraverso di lui, capiamo e sappiamo tante cose sul mondo e sui personaggi del romanzo. E la storia fila come un fuso, precisa, dritta, compatta. Poche chiacchiere e distintivo!

Quindi avevo riflettuto sulla questione pdv grazie al buon vecchio Harry. Ma non avevo mai messo in pratica questa faccenda del pdv unico, non foss’altro che per fare un dispetto a quell’antipatico di Bickham a cui, accidenti!, mi tocca sempre più spesso dare ragione.

Poi, quest’inverno, sono stata costretta a scrivere un romanzo su due piedi e in tempi brevi (per il concorso della Mondatori… di cui, tra l’altro, non si avranno i risultati fino all’autunno… buona notte!). E, un po’ per forza, un po’ per comodità, un po’ per istinto, ho adottato un pdv unico.

Tatatataaaan…

E mi sono trovata abbastanza bene. Cioè… in certi momenti mi è dispiaciuto non dare voce all’altra metà della storia (anche perché la sentivo più affine a me, rispetto a quella che avevo scelto come pdv). Tuttavia la storia è andata bella dritta.

Io adoro le storie dritte!

Puntare, mirare, fuoco!

Senza orpelli.

E così ho iniziato ad affezionarmi al pdv unico. E a rifletterci con rinnovata serietà.

Ad es.: adesso starei sistemando, e magari cercando di concludere, un vecchio testo. Il pdv è multiplo e, un po’ per uniformità, un po’ per necessità di trama, non posso adottarne uno unico. Lì è indispensabile che il pdv sia multiplo, se no non si capisce niente.

Però c’è una storia nuova, che avevo pensato con pdv doppio, vecchio stile, stile LCB, ma che sto seriamente pensando di portare avanti con un pdv unico. Oppure di scrivere un due trance: prima il pdv di un personaggio, poi il pdv dell’altro. Perché sotto certi aspetti il secondo pdv servirebbe, però la vedo molto bene anche con pdv unico.

Insomma, questa faccenda del pdv unico è una delle cose su cui sto riflettendo di più ultimamente.

Per cui, lo dico agli sventurati autori di cui ho letto e leggerò i libri, se non faccio le capriole perché vi dico “sì, bello, ma… il pdv è ballerino” prendetelo per quello che è: il delirio di una pazza!

Domani magari mi sveglio e decido che, dopo anni di devozione a San Imperfetto (un santo che ammiro, non solo dal punto di vista letterario, in quanto, citando Joe March “siamo tutti terribilmente imperfetti”), voglio votarmi a San Presente. [non credo che accadrà… ma “mani dire mai”]


[1] Punto di vista.

THE FIRST

La prima volta che seguii un corsi di scrittura creativa ricordo che si parlò anche dell’uso della prima persona. L’insegnante disse “scordatevi la prima persona. La prima persona serve per i diari e le lettere. E non siamo qui per imparare a scrivere diari e lettere, ma narrativa”.

Ok, magari non lo disse proprio con questo tono da sergente di ferro, ma più o meno fu quel che disse.

Nella stanza calò il gelo. I miei compagni di corso si scambiarono sguardi spaventati. La prof aggiunse “la prima persona è per principianti, perché sembra più facile da usare. Tutti abbiamo tenuto un diario, per cui ci viene spontaneo usare la prima persona all’inizio”.

Io la fissavo con tanto d’occhi. All’epoca avevo già scritto qualche racconto con la consapevolezza di ciò che stavo facendo ed ero sulla via che mi avrebbe portata a Chariza. La prima persona? Non ci pensavo neanche ad usarla. E a dire il vero guardavo la prof con tanto d’occhi perché mi domandavo come qualcuno potesse pensare di scrivere un racconto o un intero romanzo in prima persona. Ho dei testi che provano che non avevo usato la prima persona nemmeno nei primi tentativi, fanciulleschi (ero alle elementari), di buttar giù una storia complessa. Insomma, io e la prima persona non eravamo mai state molte amiche, anche se mi era capitato di tenere un diario per un breve periodo della mia adolescenza.

Ad ogni modo, la prof la mise giù dura, ma quello che poi andò a spiegare è un concetto molto complesso e fondamentale per la scrittura. Anche per chi scrive in prima persona.

Uno degli aspetti più importanti per chi scrive narrativa, di qualsiasi genere, è la capacità di catturare il lettore, di spingerlo a proseguire nella storia, di convincerlo a fidarsi che quella che sta leggendo sia una buona storia che merita di essere letta. Il lettore vuole essere coinvolto. Ma per essere coinvolto il lettore deve potersi immedesimare e in genere lo fa con il personaggio principale, il protagonista della storia.

La scrittura e la lettura sono un po’ come un gioco di bambini… “facciamo finta che…” (lo dice anche Rodari, non mi prenderei mai il merito di un così felice paragone). Facciamo finta che tu (lettore) sei l’eroe ed io (narratore) sono il tuo fido scudiero e andiamo insieme… verso nuove e entusiasmanti avventure.

Il lettore quindi deve potersi immedesimare con l’eroe, deve poterne condividere le gioie e i dolori, deve restare in ansia per la sua sorte e tirare un sospiro di sollievo quando, alla fine, l’eroe ce la fa (questo vale per qualsiasi tipo di narrativa). Ma la prima persona, se non è usata con la perizia dei grandi scrittori, può portare all’effetto opposto, ovvero può costituire un muro tra l’io narrante e il lettore. Per questo la prima persona, tanto cara ai principianti, è sconsigliata da chi insegna scrittura creativa, perché, a meno che non abbiate vissuto la vita straordinaria di un Lawrence d’Arabia, difficilmente a qualcuno interesserà di leggere a vostra biografia. Perché rendere la storia “troppo personale”, può anche renderla limitata all’uso e consumo dei soli parenti e amici. Come diceva la mia prof “non state scrivendo un diario, state scrivendo narrativa” (lei lo diceva, sempre, con un tono meno da gerarca, ma io stringo). Il lettore, in sostanza, non vuole leggere di voi, ma di se stesso, attraverso le avventure del personaggio.

La terza persona, inoltre, può aiutare molto più della prima, a imparare l’uso del punto di vista, della moltiplicazione dello stesso e anche a gestire meglio la struttura complessa di un romanzo.

Detto questo… ci sono grandi, grandissimi autori, che hanno scritto intere opere in prima persona, perché erano assolutamente padroni dei loro mezzi narrativi. E io stessa ho letto racconti di giovanissimi autori scritti in una magnifica prima persona.

Comunque, a un certo punto mi sono decisa anche io a venire a patti con la prima persona e mi sono messa d’impegno per impararla. E l’unico modo per imparare era scrivere in prima persona.

È stato un trauma!

Scelsi, inconsapevolmente (nel senso che non ragionai più di tanto sul personaggio che usai per quell’esperimento), un personaggio maschile. Non solo dovevo scrivere “io”, cosa che mi creava già da sé difficoltà, ma dovevo essere un uomo!

Potevo cambiare personaggio… avrei potuto. Ma non lo feci. Continuai a lavorare sull’idea che avevo avuto per una serie di racconti e così iniziai a scrivere episodi della vita di quello che è diventato uno dei miei personaggi preferiti: Sei-lan il mago.

Sei-lan il mago mi ha costretta a delle acrobazie narrative non da poco. Perché non solo scrivevo in prima persona, dal punto di vista di un uomo (non privo di difetti, per altro!), ma Sei-lan si è sempre divertito a raccontarmi la sua vita in modo molto… random. Quindi capitava che un giorno scrivessi di lui da vecchio e il giorno dopo di lui bambino, poi mi parlava della sua giovinezza e subito dopo dell’età matura… insomma, Sei-lan è stato uno dei pochi personaggi che mi ha mostrato la sua vita dall’inizio alla fine. Una volta ho perfino usato il presente… uh! Altro grande scoglio. Prima persona, uomo e presente. Ancora mi domando come ho fatto ad arrivare alla fine di quel racconto.

Però è stato divertente. Avrei perfino voluto scrivere un romanzo su Sei-lan o mettere ordine tra i suoi racconti, ma alla fine l’idea originale ha preso strade diverse ed è andata a comporre il nucleo di alcuni progetti in corso.

Con nessun altro ho più usato la prima persona. Però mi sono di certo messa alla prova scrivendo di Sei-lan.

IL CASTELLO

Oggi è l’ultimo giorno per spedire al concorso Città di Barletta il racconto sul tema “il castello”.

 

Non ce l’ho fatta. Ma avevo già rinunciato a inizio settimana. Nonostante le mattine libere, infatti, le cose da fare si sono comunque accumulate e così non sono riuscita a finire il racconto.

Tuttavia ci tengo a terminarlo, senza fretta, perché mi sta piacendo scriverlo.

Anche se, la domanda è: per quanti caratteri reggerò la prima persona?

Ho, infatti, sfruttato (con le opportune modifiche) un personaggio che (diciamo) riciclo per i racconti. E che era nato, ai tempi (credo fosse il 2005), come esperimento per imparare a scrivere in prima persona.

È risaputo: io non amo la prima persona. Però dovevo imparare, tutto quello che non si sa fare va imparato. E così io mi ero messa d’impegno e avevo scritto alcuni racconti con questo personaggio, tutti in prima persona.

È tornato utile. Sono tornati utili anche i racconti.

E questo avrebbe dovuto seguire la stessa falsariga.

Le prima 9000 battute, circa, mi sembrano buone.

Ok, da quando ho imparato a dire che quello che scrivo non fa tutto schifo riesco a valutare più serenamente il mio operato. Però non vorrei lodarmi troppo. Quindi specifico: mi sembrano buone, cioè non fanno del tutto pietà, l’italiano credo di averlo usato correttamente e mi piace l’idea di fondo del racconto. Lungi dall’essere un capolavoro.

Sotto certi aspetti, comunque, il racconto potrebbe aprirsi e chiudersi in queste 9000 battute. Se non fosse che io l’ho pensato in tre parti e quindi adesso andrò avanti con le altre due. Anche perché così è il tripudio del finale aperto, che (va bene) è un po’ un “marchio di fabbrica”, ma va usato con coscienza. Però sono soddisfatta. E questo mi invoglia a continuare. Tanto che una parte di me avrebbe anche pensato di tenere un po’ più di 27000 battute, dato che la questione concorso è archiviata. Ma… per quanti caratteri reggerò la prima persona? Non molti, di sicuro non credo che reggerei per qualcosa come 140000 caratteri. Per cui accantono l’idea e vado avanti con le restanti 18000 battute.

DETTO QUESTO…

Allora, punto della situazione.

Sto lavorando, doppio part-time, quindi tempo per leggere e scrivere poco. Tuttavia l’estate si avvicina e io… "ho un piano"!

Prima cosa da fare: chiudere Apokalyptein, che se avessi tempo sarei già a metà… così la invio al concorso per cui la sto scrivendo.

Finire Amenokal, anche in questo caso priorità data da concorso cui intendo iscriverlo… non appena saprò i termini della nuova edizione. Poche chiacchiere e stavolta ci metto la parola FINE!

Dopo di che finirò Kokoroha/vol.1, che è una cosa brevissima.

E questa è tutta roba certa. Poi però ci sono altri due concorsi a cui vorrei partecipare nel 2010 e quindi penso che mi metterò a lavorare su testi che possano essere messi in gara. Anche se confesso che non ho ancora scelto quali saranno nel mare di progetti "work in progress". L’unica cosa che so è che non posso prendere in considerazione di finire niente dello Si-hai-pai e nemmeno iniziare a mettere alla prova Niwa. Quindi saranno di certo storie non-orientali.

Fatto tutto questo, tassativo, dovrò sistemare alcuni racconti per varie cose che ho in mente in modo che restino fatti per quando dovrò usarli. Con l’oriente si tratta di risistemare, mentre per il resto dovrò anche creare, ma per fortuna ho già pronti anche qui schemi e appunti.

Queste son le cose che, cascasse il mondo, devo fare tra giugno e settembre.

Detto questo, appunto, come dice il titolo del post, potrò passare al "piano B", ovvero il piano autunnale. Punto 1 (e forse unico?) di tale piano è la stesura, tra settembre e gennaio, di… La Dama Scarlatta. Punto 2 (nel caso avessi tempo e forze) Kokoroha 2 e 3 o/e un paio di cose veloci sullo Si-hai-pai (tanto per non perdere il contatto).

Il piano autunnale è meno denso, anche meno "lavori forzati", per un unico motivo: LDS è tutto da scrivere, mentre nel piano estivo ci sono solo due cose da iniziare da ZERO e una è pure veloce, mentre l’altra è addirittura in forse, quindi…

Ce la farò? Sopravvivrò? Il mondo mi lascerà il tempo di stare dietro a questo tour de force? Lo spero perché, se le cose non cambiano, poi tra gennaio e febbraio riprenderò il lavoro.

Pianificare! Io non vivo senza pianificare! Avere un piano è l’unico modo per star dietro a tutto.

Ma qualcuno si domanderà "tutto questo a che pro?". No, nessuno. Concorsi a parte (ormai mi sono lanciata con sta cosa dei concorsi e mi ci diverto pure). Voglio levarmi un po’ di cose dal groppone e intanto decidere che cosa farne, tutto qui.

15 ANNI

Allen Walker, protagonista della serie animata giapponese D Gray Man, mi ha portata a fare alcune riflessioni. Non solo lui, anche i suoi compagni d’avventura.

Dunque, quando iniziai a vedere FMA la cosa che, inizialmente, mi lasciò perplessa era l’estrema giovinezza dei protagonisti che venivano messi di fronte a una vicenda terribile che, secondo me, non avrebbero avuto modo di affrontare. Ed mi pare che all’inizio della storia ha qualcosa come 13 anni… e io rimasi molto perplessa da questa scelta, perché non riuscivo a vedere come credibili le reazioni sue e del fratello Al di fronte alle vicende narrate, mi sembravano sempre reazioni troppo adulte.

Negli ultimi episodi di DGM c’è un continuo ripetere (quasi a volerlo ricordare anche allo spettatore) che Allen, in fondo, ha solo 15 anni. Non è che gli altri personaggi comprimari siano più grandi, sono tutti adolescenti. Però Allen, che è quello che trascina il gruppo, è il più piccolo e ha solo 15 anni.

Ebbene, questo fatto mi ha fatto riflettere sui miei personaggi ragazzi, con i quali ho sempre avuto qualche difficoltà proprio perché temevo di non riuscire a rendere la loro giovane età.

Quello che Allen (e Ed a suo tempo) mi ha fatto capire è che, a volte, non è tanto l’età anagrafica quella che fa la maturità o la forza di un personaggio, ma le prove cui è stato sottoposto fino a quel momento.

Allen ad esempio ne ha passate di cotte e di crude fin dall’infanzia e anche quando incontra Cross… >< diciamo che passa dalla padella alla brace. Allen non è mai stato un bambino, nemmeno quando era anagraficamente un bambino. Quindi è normale che, anche se ha solo 15 anni, sia mosso da questa determinazione incrollabile e da una forza che, a volte, i suoi compagni un po’ più grandicelli perdono.

C’è da dire che Allen è quel tipo di personaggio monolitico, dalle convinzioni quasi incrollabili, che si rialza sempre, non cede mai… anche se c’è da dire che non è fatto solo di luci, anzi, le ombre di Allen potrebbero essere terribili.

Tuttavia mi ha fatta riflettere sul fatto che tutto sommato di modelli di personaggi ragazzini ne ho visti a centinaia (negli anime il 90% dei protagonisti sono adolescenti) e che spesso non ho avvertito il gap tra i fatti narrati e la giovane età dei protagonisti. Non sempre le storie sono complesse e ben costruite come quelle di DGM o di FMA, però ciò che è interessante rilevare è che questi personaggi-ragazzi non sono la norma. Anche nel loro mondo sono qualcosa di speciale. Lo stesso Allen è un personaggio speciale, in un microcosmo (quello degli esorcisti) fatto di persone fuori dal comune.

Tutto questo per capire che probabilmente mi devo fare meno problemi quando scrivo di personaggi giovani. Non sono bambini, anzi, sono quasi uomini (quasi tutti) e, con la mia solita bontà nei confronti dei miei personaggi, in genere non se la sono mai passata particolarmente bene fino a quel momento.

Quello che sto capendo è che questo tipo di personaggi sono personaggi che hanno una forza straordinaria che non è data tanto dall’avere qualche dote particolare, ma dall’avere una grande forza d’animo forgiata nelle difficoltà.

Però ci sono voluti 27 anni di anime giapponesi per farmelo capire…

E il pensiero va al più complesso adolescente dalla storia dell’animazione, quel Shinji Hikari che Hideaki Hanno ha portato in scena con la serie di Evangelion. Tra adulti e adolescenti lì non si sapeva che avesse più bisogno di uno psicanalista. Shinji però era una enorme metafora.

Parn forse mi può essere più d’aiuto, anche perché esce da una storia (Record of Lodoss War) abbastanza classica. Ecco, io preferisco il Parn più adulto (quello della serie, per intenderci), però effettivamente il Parn degli OAV è un buon esempio di adolescente che, in seguito a una disgrazia, intraprende una via d’avventure. E anche Parn reagisce mettendo in campo la sua forza d’animo prima di tutto, anche perché  all’inizio come spadaccino non è che sia proprio bravissimo. Parn è un eroe? Beh, sì. Ma il suo essere “il più” non è “essere il più bravo spadaccino dell’isola di Lodoss”, forse è essere il più puro, il più coraggioso, l’unico che si prendere l’onere di affrontare i pericoli che comporta affrontare la Strega Grigia.

Mi devo rivedere Lodoss!

E Parn non era tanto più grande di Allen quando inizia la sua avventura.

Lo stesso Kenshin, che ritroviamo nella serie ormai ventottenne, inizia la sua storia quando è un adolescente. L’assassino Battosai è un ragazzo, quando incontra Tomoe mi pare abbia 14 anni.

Ecco, un’altra cosa importante è il contesto sociale. Nessuno si stupisce se un Kenshin quattordicenne sposa una Tomoe un po’ più adulta. Perché effettivamente in quel mondo un ragazzo di quattordici anni era già un uomo. È incredibile come solo pochi anni dopo l’ottica sia già cambiata, perché Yahiko, che non è tanto lontano d’età rispetto al Kenshin di quando si è schierato con Choshu, viene invece mostrato come un ragazzino.

Certo che io, senza i giapponesi, sarei finita. Non che questo discorso non possa essere riportato anche ai romanzi, mi viene in mente ad esempio la serie di Shandar (che io adoro). Però negli anime mi muovo con più destrezza.

In ogni caso, grazie ad Allen Walker e ai miei amati anime, mi sento molto più tranquilla!

Tutto questo per dire cosa: muoviti e vai a scrivere!!!

IO E L’ORIENTE

Quando vidi la serie animata Seirei no Moribito e scoprì che era tratta da una serie di romanzi pensai, forse dissi e perfino scrissi, che se mai fosse arrivata anche in Italia io avrei anche potuto smettere di scrivere. Questo perché, come dissi durante la presentazione di Milano, in fin dei conti ho scelto di scrivere fantasy ispirata all’estremo oriente perché volevo leggere e vedere i wuxia e i chambara, ma in Italia ne arrivavano (ne arrivano) troppo pochi.

Ebbene… con grande dispiacere di alcuni, ma mi rimangio la parola.

Nonostante le varie sperimentazioni di questi anni, quella orientale resta l’ambientazione che preferisco. Lo Si-hai-pai è per me davvero un mondo di fuga in cui posso immergermi del tutto. Non posso lasciare un mondo che è come una seconda casa. Io non amo molto i film e i romanzi in cui un personaggio del presente finisce nel passato o in mondi paralleli, però lo Si-hai-pai rappresenta un po’ questo per me, in fondo è quello che faccio quando mi immergo del tutto in un universo che non solo non esiste, ma che ho creato io e che posso gestire come voglio, anche se plasmato su modelli reali. La verità è che io amo l’estremo oriente, le sue atmosfere, i suoi ritmi, le sue leggende, i suoi personaggi… è un oriente idealizzato, mitico, me ne rendo conto. E tuttavia io mi diverto a scrivere questo genere di narrativa. Per cui andrò avanti a giocare con il mondo che ho creato e tutte le sue possibile diramazioni.

E anche per questo oggi in viaggio mi sono ascoltata alcuni brani da colonne sonore come quella di Seirei, Bakumatsu e Inuyasha. Ho iniziato un nuovo progetto del quale non voglio rivelare nulla finchè non sarà finito, tuttavia sono galvanizzata. Sono molto felice perché dopo aver arrancato per diversi giorni, ho finalmente ingranato e mi sono appassionata ai personaggi che ho creato per questa vicenda. Mi sono divertita, mentre ascoltavo le musiche, a visualizzare nella mente alcune immagini, stile sigla di anime, e vederli (finalmente!) mi è piaciuto un sacco.

Quindi ora non mi resta che scrivere e tirare dritto fino al finale!

Oh, come mi diverto!!!

PRIMAVERA DI CONCORSI

Ultimamente ho ripreso la vecchia abitudine di partecipare a concorsi letterari. Spunto per questo rinnovato amore per le competizioni è stato il Concorso What Woman Write (in scadenza il 31/03/2009) indetto da Donna Moderna che mi ha portata a scrivere Werewolf.

 

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Un’altra inizativa, non un vero e proprio concorso, cui ho voluto partecipare inviando del materiale è il progetto "Non leggi spesso? Leggi sottile" (2009) della Giovane Holden Edizioni, al quale invece ho inviato un testo scritto nel 2004, fantasy, ma di matrice molto classica, un racconto intitolato Il Cacciatore di Elfi.

La Giovane Holden Edizioni ricerca testi da pubblicare gratuitamente (cioè senza alcun costo a carico dell’autore) nelle collane "Spesso sottile" e “Versilia spesso sottile”.
Una indagine Istat del 2006 evidenziava che venti milioni e 300mila persone (il 37% della popolazione di 6 anni e più), non aveva letto neanche un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista.
I non lettori indicavano tra le motivazioni principali la mancanza di tempo libero, la troppa stanchezza dopo aver lavorato, studiato o svolto le faccende di casa. La lettura di libri è un fenomeno complesso legato a diverse dimensioni della vita quotidiana.
Chi non ha l’abitudine a leggere difficilmente si accosterà a un testo di 400 pagine.
Nelle intenzioni della Giovane Holden la volontà di curare la fobia da libro “spesso” iniziando con un libricino sottile, che non possa essere accantonato barricandosi dietro il semplice: “Non ho tempo non insistere, sono stanco, non ce la farò mai a finirlo”.
Sta tutto in questa considerazione l’idea del progetto “Non leggi spesso?… Leggi sottile”.
Per chi scrive, d’altro canto, soprattutto se è un “emerito sconosciuto” una pubblicazione sia pure “sottile” ha il pregio di dare visibilità.
La Giovane Holden, quindi, ricerca testi provenienti da tutta Italia per una pubblicazione gratuita per le collane
"Spesso sottile" (che ha già al suo attivo diversi titoli) e “Versilia spesso sottile” (che rivolge un’attenzione speciale al territorio versiliese).

Queste le caratteristiche dei testi richiesti.

Per la collana “Spesso sottile”:

·                                 un racconto e/o mini saggio min 22.000 max 32.000 caratteri spazi inclusi (da min 6 a max 9 pagine formato A4, carattere corpo 12);

·                                 poesie max 27 liriche (ciascuna per un max di 31 versi);

·                                 argomento libero.

Per la collana “Versilia spesso sottile”:

·                                 un racconto e/o mini saggio min 22.000 max 32.000 caratteri spazi inclusi (da min 6 a max 9 pagine formato A4, carattere corpo 12);

·                                 poesie max 27 liriche (ciascuna per un max di 31 versi);

·                                 argomento a scelta tra: storia locale, carnevale, ricette, leggende.

Gli elaborati devono essere consegnati a mano o inviati a mezzo posta prioritaria o per raccomandata entro il 31 marzo 2009 (farà fede il timbro postale), al seguente indirizzo:

Giovane Holden Edizioni
Rif. Spesso sottile
Via Rosmini, 22
55049 Viareggio (Lu)

Obbligatori sia il formato cartaceo che la copia digitale (salvata su supporto magnetico: floppy o cd).

Gli autori dei testi ritenuti piu meritevoli saranno contattati direttamente.

Informazioni: holden@giovaneholden.it

 

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Sempre per rispolverare altri racconti fantasy che avevo scritto anni fa, ma sempre molto classici, ho deciso di partecipare anche alla Terza Edizione del Concorso Nazionale Trifolium, indetto da Caravaggio Editore. Questo perché lo scorso anno ho acquistato l’antologia scaturita da questo concorso e non l’ho trovata affatto male, quindi ho pensato di mettermi alla prova anche io con due racconti intitolati L’Ultima Signora e La Lama dell’Anima, il primo scritto anni fa per concorso Triora, che poi non ha dato frutti, è la storia di una strega, mentre il secondo è un racconto heroic fantasy, classica spada&magia alla Bradley.

 

Trifolium è una Collana Editoriale della Caravaggio Editore dedicata agli Autori Emergenti e a coloro che intendono iniziare a pubblicare brevi racconti, poesie, novelle, fiabe, senza prendersi l’impegno di gestire un intero libro.

In questo modo i nomi e i curriculum degli Autori, che vengono selezionati di volta in volta, per le varie raccolte, compaiono sui nostri libri, mentre le Opere vengono lette e apprezzate da tutti i lettori della Collana.

Per la partecipazione non è richiesto nessun tipo di contributo obbligatorio e le opere possono essere inviate esclusivamente on line: questo significa risparmiare anche tempo e denaro rispetto alla spedizione tradizionale.

Come si partecipa?

Per partecipare alla nuova Selezione Trifolium, bisogna presentare entro e non oltre il 15 Aprile 2009, una o più poesie (max 3 pag. A4, carattere Times New Roman, dimensione 12), oppure un racconto (max 5 pag. A4, carattere Times New Roman, dimensione 12).

E’ possibile inviare Opere di Narrativa, Satira, Horror, Noir, Fantasy, Fantascienza, ecc. Non ci sono limiti. Ovviamente non si partecipa con saggi e/o articoli.

Si possono inviare anche più proposte, ma separatamente. Ogni proposta deve essere corredata della relativa "Scheda Opera", scaricabile qui in basso. Preparati i file (opera in foglio di testo .doc o .odt, ovvero Word o Open Office, e scheda opera), questi dovranno essere spediti come allegati al seguente indirizzo e-mail, valido solo per il Concorso Trifolium. Proposte inviate altrove saranno cancellate! I vincitori riceveranno una comunicazione entro il mese di Giugno, mentre la raccolta sarà pubblicata entro tre mesi dalla selezione.

SCARICA QUI IL MODULO DA ALLEGARE ALLA TUA OPERA!

Invia il tuo materiale qui: trifolium@caravaggioeditore.it

 

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Ma non contenta di tutto ciò, ho deciso di buttarmi in altre due avventure. La prima è quella del

II Trofeo

LA CENTURIA e LA ZONA MORTA

Miglior Racconto di Ambientazione Fantasy

In memoria di Fabrizio FRATTARI

A cura dell’Associazione Culturale “LA CENTVRIA” ( http://www.lacenturia.it ) e del sito “LA ZONA MORTA” ( http://www.lazonamorta.it )

Con la collaborazione della manifestazione MILISAONA ed in concomitanza con il PALIO DELLA TAZZA D’ARGENTO e la GIOCASAVONA 2009

L’Associazione Culturale “La Centuria” e il sito La Zona Morta gestiranno le varie fasi dell’iniziativa e selezioneranno, tra gli scritti pervenuti, i racconti finalisti, i quali saranno poi valutati dalla Giuria costituita da scrittori quali Solomon Troy Cassini (autore del ciclo di “Dark tales of Light” ) , Francesco Falconi (autore del ciclo di "Estasia" e di "Prodigium" ), esperti, appassionati del settore ed autori di giochi.

Ciascun testo verrà giudicato innanzitutto per l’originalità della trama e della scrittura, per la forma e la chiarezza narrativa.

La cerimonia di proclamazione dei vincitori avrà luogo nella tarda mattina/primo pomeriggio del giorno Domenica 6 Settembre 2009 all’interno della Fortezza del Priamar di Savona, nell’ambito delle svolgimento della manifestazione MiliSaona 2009, in concomitanza con lo svolgimento degli eventi collegati della Rievocazione Storica Medievale del Palio della Tazza d’Argento, della Convention GiocaSavona 2009 e del Torneo Cosplayer Anime Fantasy. Il Comitato Promotore provvederà a comunicare (per lettera o via e-mail), nel mese di Agosto 2009, le modalità della conclusione del trofeo (data, luogo, orario della proclamazione dei risultati e premiazione) a tutti i partecipanti.

E’ prevista un’unica categoria del Concorso letterario: “Fantasy”.

Il racconto vincitore della Categoria “Fantasy” verrà pubblicato sul sito internet de La Centuria ( http://www.lacenturia.it ), sul sito internet La Zona Morta ( http://www.lazonamorta.it ) e sulla rivista "La Zona Morta Magazine" , oltre che sulla Brochure cartacea ufficiale dedicata alla MiliSaona e GiocaSavona 2010 prossima ventura. Inoltre il suo Autore riceverà un Premio di 350,00 Euro (dal Comitato Promotore). Il racconto secondo classificato riceverà un Premio di 250,00 Euro e sarà anch’esso pubblicato sui medesimi siti internet. Il racconto terzo classificato riceverà un Premio di 200,00 Euro in libri, offerto dall’Associazione LA MEDIEVALE- GLI ALERAMICI di Savona, da consumarsi presso la libreria Il Leggio – di Savona, e sarà anch’esso pubblicato sui medesimi siti internet.Prevista inoltre una medaglia ed un attestato di merito per il racconto quarto classificato.

REGOLAMENTO

1) Tutti i testi partecipanti dovranno essere spediti via e- mail ( senza indicazione di firma “elettronica” o nominativo del mittente ) nel corpo del testo di un messaggio di posta elettronica ( sono esclusi allegati in formato Word TM , PDF TM OPENOFFICE TM etc.) necessariamente a tutti e tre gli indirizzi di seguito riportati: associazione@lacenturia.it , longdav@libero.it e letteratura@dark-chronicles.eu. Nella medesima comunicazione di posta elettronica dovranno altresì essere indicati la data e l’Ufficio Postale presso il quale è stato effettuato l’accredito/ricarica sulla Carta PostePay ( come riportata al punto 2 ), a dimostrazione dell’avvenuto versamento della quota d’iscrizione di Euro 8,00.

“Le generalità degli autori” (nome, cognome, indirizzo, CAP, recapito telefonico, indirizzo e-mail dalla quale è stata effettuata la trasmissione del racconto in formato elettronico) ed il modo in cui sono venuti a conoscenza del concorso dovranno essere indicati chiaramente in un’apposita busta chiusa, controfirmata sui lembi di chiusura, da spedirsi unicamente a mezzo posta prioritaria al seguente indirizzo: Associazione La Centuria e La Zona Morta, c/o COMICS CORNER ( negozio ), Via FIASELLA 62 R- 16128 Genova, dovranno altresì essere inserite A) “La manifestazione di consenso all’utilizzo dei propri dati personali, ai sensi della Legge 675/1996 (e successive modificazioni )- Trattamento dei dati personali”, B) la “Dichiarazione dell’autore che l’opera inviata è inedita alla data della spedizione”, C) la “Dichiarazione che i diritti sull’opera partecipante al



 

Trofeo La Centuria e La Zona Morta restano a tutti gli effetti di completa ed esclusiva proprietà dei rispettivi autori, salvo quelli per la pubblicazione (a mezzo stampa e/ o on line) dei lavori vincitori e di quelli finalisti a cura de La Centuria e de La Zona Morta” e D) Indicazione della data e dell’Ufficio Postale presso il quale è stato effettuato l’accredito/ricarica sulla Carta PostePay ( come riportata al punto 2 ),a dimostrazione dell’avvenuto versamento della quota d’iscrizione di Euro 8,00.Tutte le dichiarazioni di cui sopra dovranno essere espressamente firmate dall’autore dell’opera/e inviata/e. In caso di partecipazione con più racconti le Dichiarazioni di cui sopra dovranno essere sottoscritte per ciascuno dei racconti inviati.

Il Comitato Promotore non si fa in nessun caso carico di disguidi postali di sorta.

2) La partecipazione al Concorso letterario La Centuria e La Zona Morta è pari ad Euro 8,00 (otto/00), da versarsi tramite ricarica/accredito su Carta PostePay n. 4023 6004 5932 6106 intestata a Davide Longoni. Il versamento della quota d’iscrizione di Euro 8,00 permette al singolo concorrente di partecipare con un numero illimitato di racconti per l’edizione 2009 del II Trofeo Letterario.

3) Le iscrizioni sono aperte sino al 15 Luglio 2009. Tutti gli elaborati dovranno pervenire entro tale termine. Per le opere pervenute oltre tale data farà fede il timbro postale. In ogni caso, tutti i testi che perverranno al Comitato Promotore dopo il 20 Luglio 2009 non saranno presi in alcuna considerazione.

4) I racconti presentati non dovranno superare i 21.600 caratteri, spaziature fra parole incluse. L’impaginazione dei lavori è libera (in via puramente indicativa, 21.600 caratteri -spazi inclusi – equivalgono circa a 12 cartelle dattiloscritte, di non più di trenta righe per sessanta battute l’una). E’ gradita l’indicazione, per ogni racconto, del numero di battute totali.

5) Ogni concorrente può partecipare con più opere, purché inedite, originali ed in lingua Italiana.

6) La Categorie ammessa in concorso è la seguente:Fantasy (Heroic Fantasy, Sword and Sorcery, Dark Fantasy,etc.);

Dovranno essere presenti nel racconto significativi elementi che vadano al di là del reale.

7) I lavori non verranno in alcun caso restituiti. Gli autori sono pertanto invitati a tenere una copia dei propri manoscritti. Ad ogni elaborato la Giuria attribuirà una valutazione in decimi. I premi verranno assegnati sulla base del punteggio raggiunto con i seguenti criteri:

-Originalità della Trama: da 1 a 3;

-Stile e scrittura: da 4 a 10;

Inoltre, finché la rosa dei finalisti non sia stata resa pubblica (Agosto- Settembre 2009), i partecipanti sono tenuti a non diffondere il proprio racconto e a non prestarlo per la pubblicazione.

8) Tutti i diritti sulle opere partecipanti al II Trofeo La Centuria e La Zona Morta restano a tutti gli effetti di completa ed esclusiva proprietà dei rispettivi autori, salvo quelli per la pubblicazione (a mezzo stampa e/ o on line) dei lavori vincitori e di quelli finalisti a cura de La Centuria e de La Zona Morta”.

9) In caso di vittoria o pubblicazione, l’autore concorderà eventuali ottimizzazioni di cui verrà fatta oggetto la sua opera con il Comitato Promotore e le riviste/ fanzine/ case editrici interessate.

10) Le decisioni del Comitato Promotore e della Giuria Nazionale sono insindacabili e inappellabili.La Giuria si riserva il diritto di non assegnare alcun riconoscimento nel caso fra le opere pervenute non ve ne sia alcuna ritenuta meritevole.

11) La partecipazione al Trofeo comporta l’accettazione di questo regolamento in tutte le sue parti. Eventuali trasgressioni comporteranno la squalifica dal concorso.

Per ulteriori informazioni:

Associazione Culturale “La Centuria”

http://www.lacenturia.it

e- mail: associazione@lacenturia.it

Referenti: Sergio PALUMBO e Andrea MIGONE

oppure

La Zona Morta

http://www.lazonamorta.it

e- mail: longdav@libero.it

Referente: Davide LONGONI

TUTELA DELLA PRIVACY DEI PARTECIPANTI( Legge 675/1996 e successive modificazioni)

Le generalità che devono essere fornite per partecipare al I Trofeo LA CENTURIA e LA ZONA MORTA sono utilizzate esclusivamente:

• per comunicare i risultati ai partecipanti;

• per l’invio di materiale promozionale relativo al I Trofeo LA CENTURIA e LA ZONA MORTA e alle altre attività/ iniziative di settore.

I dati raccolti non verranno in ogni caso comunicati o diffusi a terzi. Inoltre, scrivendoci, sarà sempre possibile:

• modificare, aggiornare, rettificare, trasformare e integrare i dati inviati (es: cambio di indirizzo);

• cancellare i dati inviati;

• chiedere che non venga inviato alcun materiale promozionale.

 

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E la seconda quella della VIIa edizione del Premio Nazionale di Narrativa Inedita “Tabula Fati” 2009

La Casa Editrice Tabula fati indice la 7ª Edizione del Premio Nazionale di Narrativa Inedita "Tabula fati", riservato a racconti di autore italiano o di madre lingua italiana residente all’estero.
I riconoscimenti per i tre autori finalisti, fra i quali sarà scelto il vincitore, sarà l’assegnazione di un Diploma con la motivazione del Premio e la pubblicazione delle Opere finaliste dalla Casa Editrice Tabula fati.
Altri riconoscimenti (agli stessi finalisti o ad altri partecipanti), con assegnazione di un Diploma con la relativa motivazione, potranno essere assegnati per le seguenti Sezioni:
— Premio Speciale "Nino Badano" per il miglior racconto a tema religioso
— Premio Speciale "Giorgio Cicogna" per il miglior racconto di fantascienza
— Premio Speciale "Donatello D’Orazio" per il miglior racconto di autore abruzzese
— Premio Speciale "Franco Enna" per il miglior racconto giallo
— Premio Speciale "Riccardo Leveghi" per il miglior racconto dell’orrore
— Premio Speciale "Giuseppe Mezzanotte" per il miglior racconto non di genere
— Premio Speciale "Emma Perodi" per il miglior racconto fiabesco
— Premio Speciale "Anna Rinonapoli" per il miglior racconto fantastico
Regolamento:
1) Le opere, dattiloscritte su una sola facciata numerata, vanno inviate in sette copie, per mezzo di posta ordinaria, alla Segreteria del Premio "Tabula fati" (Via Colonnetta n. 148 – C.P. 62 – 66100 Chieti Scalo (CH) – Tel. 0871 561806).
2) Le opere devono essere inedite, non aver ricevuto premi e/o segnalazioni in altri concorsi. I dattiloscritti non verranno in alcun caso restituiti.
3) Non si versarsano quote di partecipazione.
4) Ciascuna Opera inviata al Concorso deve essere corredata di: a)
scheda di adesione (da richiedere alla Segreteria del Premio o scaricabile dal sito www.premiotabulafati.it); e ciascuna copia dell’Opera con: b) titolo; c) firma dell’autore; d) nominativo, indirizzo e numero telefonico.
5) Le Opere inviate potranno riguardare ogni genere letterario. Premi speciali saranno riservati ai racconti di genere fantastico, fantascientifico, orrorifico, fiabesco, giallo e di autore abruzzere.
6) I componenti della Giuria sono: Lucio D’Arcangelo (Presidente), Fulvio Castellani, Stefania Ciacci, Silva Ganzitti, Fulvia Serpico, Renato Sigismondi, e il vincitore della Edizione del 2008.
7) Le opere inviate a concorso devono essere di lunghezza tra le 20 e le 30 cartelle (30 righe per 65 battute); ogni concorrente può presentare al massimo due opere.
8) Le opere possono essere inviate a partire dal 1° maggio 2009. Il termine ultimo per la presentazione è fissato per le ore 24,00 del 31 maggio 2009, farà fede la data e l’ora del timbro postale di spedizione.
9) I tre autori finalisti del Premio Tabula fati, o insigniti degli altri Premi Speciali, riceveranno un Diploma con la motivazione del Premio. Le tre Opere finaliste del Primo Premio "Tabula fati" verranno pubblicate singolarmente in volumetti dalla Casa Editrice Tabula fati entro il mese di Marzo 2010. Gli autori cedono il diritto di pubblicazione (per due anni dalla data di pubblicazione) a titolo gratuito, riceveranno gratuitamente dieci copie della edizione.
10) La partecipazione implica l’accettazione piena ed incondizionata di questo Regolamento, la cui violazione comporta la esclusione dal Premio. Il giudizio della Giuria è insindacabile ed inappellabile.
11) La comunicazione ai finalisti e vincitori avverrà il 30 Settembre 2009.

IL MIO ALTER EGO

Ultimamente Adele è tornata a farsi sentire.

Adele Scherz doveva essere il mio pseudonimo, Adele Scherz è il mio alter ego letterario, rappresenta la scrittrice che è in me e in un certo senso alcune cose che ho scritto appartengono solo ad Adele, mentre altre sono anche di Francesca.

Di recente, infatti, ho riesumato alcuni racconti del periodo 2003/2005 per proporli ad alcuni concorsi. Sono racconti di un periodo in cui mi sperimentavo con i tipi e i temi classici del fantasy… c’è perfino un racconto in cui ci sono gli elfi.

Così mi sono ho riflettuto un po’ e ho ripensato a quel periodo. C’erano tanti motivi per cui avevo scelto quello pseudonimo. Primo far tutti il fatto che spesso in Italia pubblicare con un nome italiano è difficile, così avevo cercato un nome d’arte che potesse essere più cosmopolita. Poi è anche un gioco di parole ispirato dal nome di un autore giapponese fantasy, che è Ryo Mizuno, l’autore della serie Record of Lodoss War. Ryo Mizuno… non so se sia il suo vero nome, cmq lo si può tradurre come Drago d’Acqua (eh, sì). E Adele Scherz significa Nobile Dragonessa, ma non vi spiego perché ^___^

Non so se in futuro userò questo nome, Adele Scherz, per pubblicare. Però è vero che Adele Scherz è la parte di me che racconta storie più classiche, forse anche più semplici. Non dico che sia morta, ma per appartiene a un periodo diverso, in cui forse sperimentavo meno o forse semplicemente stavo ancora cercando una via.

Anche se è vero che Adele Scherz è una parte di me.

UN PO’ DI IDEE

Ho un sacco di cose da fare:

  • finire Amenokal,
  • finire Danika,
  • finire Unmei,
  • scrivere i romanzi abbozzati dello SHP.

Eppure non è che non pensi ad altro… eqqquandommmai!

Per prima cosa ho pensato a una cosa riguarda Danika. Allora, come ho detto più volte Dani sarebbe finito col cap24, appena mi metterò a rivederlo e chiuderlo definitivamente con le nuove idee. Per il seguito ho molti dubbi e altrettante idee. Una di queste vorrebbe scrivere il seguito della storia non dal punto di vista di Dani, ma di Anja. Ovvero, cambiare il titolo della serie in Iksa, Danika vol.1, Anija vol.2 e Alex vol.3. Perché devo dire fatico a seguire Dani ancora per uno spazio ampio come quello di un romanzo. La sua evoluzione è completa. Ma la sua lotta continua, ok. Però ho difficoltà a creare situazioni di conflitto tali da costituire un romanzo, anche perché dopo cap24 avevo originariamente pensato a pochi passaggi per giungere al finale vero e proprio. Ma le cose da indagare, al di fuori della psiche di Dani, sono tante. Per cui mi chiedevo se non fosse possibile seguire Anja, la cui evoluzione è ancora tutta da svolgersi, e portare così la storia generale a un altro livello. Poi fare lo stesso con Alex e concludere. Ovviamente in queste due parti Dani e Andrej comparirebbero, come Anja e Alex sono comparse nella storia di Dani. Questa però è solo una delle tante idee, perché anche per Dani avrei pensato a cose… Solo che mi convincono poco per ora.

Ad ogni modo ci sarà tempo per pensarci quando avrò chiuso capi24.

Poi ho pensato a LCB/2 e LCB/3… disse la donna che non amava le saghe. E vabbè, che ci volete fare? L’idea originale era quella di raccontare due storie: una riguardante Lilith, magari di scrivere un romanzo breve dedicato a questa figura così come l’avevo immaginata , l’altra su Sara e questo personaggi licantropo di cui ho un identikit. Queste due storie erano legate a LCB/1 nella prima ipotesi. Ma poi… poi ho pensato. Beh, è stato D-Gray Man a farmi pensare. Ma lasciamo perdere. E così ho valutato che più interessante sarebbe scrivere delle storie che in comune con Etienne e Seril abbiano solo La Congrega. Ad esempio La Dama Scarlatta lo ambienterei nell’ottocento, anche se lascerei molte delle caratteristiche della Sara originale, compreso il nome, in un personaggio stravolto e nuovo. Su La Regina d’Oriente ci penserò, ma anche questa vorrei spostarla nel tempo.

Riguardo alle varie idee che nel tempo mi son venute, beh, molte sono state abbandonate. Diciamo che, storie dello SHP a parte, Dani e LCB sono i miei capisaldi, cui si aggiunge Amenokal, l’outsider. Gli unici che mi piacerebbe non perdere sono Alan e Carmen, anche se in effetti di loro non so molto di più rispetto a quando sono comparsi a casa mia più di un anno fa.

Quelli che rimangono sono i Progetti Per La Vecchiaia, anche se ho abbandonato l’idea della variante fantasy dell’Orlando, quella sì, perché è già stato fatto.

Di lavoro da fare quindi ce n’è tanto. E il tempo è poco. Per fortuna nessun nuovo personaggio viene a stressarmi (e per forza! In casa non c’è più posto), anche perché io non ascolterei, forse semplicemente anche se li vedo faccio finta di niente.