DUE NUOVI LINK

Due bellissimi regali!

Il primo fattomi dagli amici di Fantasy Planet (Grazie!)

http://www.fantasyplanet.it/2010/07/19/francesca-angelinelli-kizu-no-kuma/

Il secondo invece dal blog Diario dei Pensieri Persi (Grazie ad Alessandra e a tutti coloro che vorranno lasciare un commento)

http://greenyellowale.blogspot.com/2010/07/gli-speciali-francesca-angelinelli-una.html

ROMA CAPUT MUNDI – PAVIA 17 LUGLIO

Mi sono divertita tanto ieri!

La giornata era caldissima e le zanzare grandi come elicotteri, ma è stato bello lo stesso perché ho potuto passare la giornata con degli amici e incontrare persone nuove e interessanti.

Vorrei quindi davvero ringraziare gli amici dell’associazione Piazza dei Bardi: Solange, Adriana, Annarita, Fabio e soprattutto quel matto di Fabrizio. Sono stata benissimo ed è stato divertente.

Il castello visconteo di Pavia non lo avevo mai visto nella parte interna e ho scoperto che ha un bellissimo e ampio cortile. La manifestazione in sé, con i gladiatori veri!!!, è una bellissima idea!

Le presentazioni mi sono piaciute un sacco.

Ho potuto ascoltare Gabriella Mariani parlare del suo romanzo Il Trentesimo Regno. Libro che ho letto e apprezzato e che lei ha saputo raccontare benissimo, coadiuvata da Fabrizio, in una presentazione veramente interessate che ha toccato tutti i punti e le caratteristiche salienti del romanzo. Se non l’avessi già acquistato e letto lo avrei comprato! Sono stata proprio soddisfatta!

Poi… eh, signore e signori! Ieri ho avuto il piacere e l’onore di conoscere e ascoltare un ragazzo in gambissima!!! Luca Larpi, noto ai suoi lettori come Il Libraio di Kolos. Come scrittore è fantastico, lo so, ho letto il suo libro, inconsapevolmente consigliato dai soliti Marco Davide e Fabrizio Valenza, i quali non sanno che se un libro piace a loro in genere io mi fido e, sempre in genere, poi finisco per adorarlo. Per cui… se la mia parola non vi bastasse, fidatevi di loro: Il Libraio di Kolos è un gran bel libro!

Ma ieri Luca non era a Pavia in veste di autore, bensì di storico e filologo. Ecco… solo per questo sarebbe da ammirare! Io, che ho mollato archeologia, ero veramente ammirata nel sentire il suo percorso di studi, perché lui ha la mia età ed è riuscito a fare veramente qualcosa. Certo non è mai facile! Poi ci si lamenta della “fuga dei cervelli”, ma quando hai persone del genere e non le metti in condizione di lavorare…

Ma comunque, una persona veramente intelligente, simpatica e interessante. Che ci ha parlato di Re Artù in un’ottica che spesso sfugge al grande pubblico, che è, appunto, quella degli storici. E che ci ha spiegato perché l’idea alla base del film King Arthur è campata per aria!!! Grazie Luca! (io la penso esattamente come lui, ma con meno prove alla mano. Sapere che è una cosa che si può smontare storicamente mi ha divertita molto… wuahahahaha…)

Per finire sono stata molto contenta anche di aver incontrato Franco Forte, di aver potuto prendere il suo romanzo La Compagnia della Morte, con dedica, e di aver potuto scambiare con lui alcune battute anche sul fantasy in Italia. Mi è piaciuto molto il suo intervento per tutto quello che ha detto e spiegato riguardo l’ottica del narratore che affronta la stesura di un romanzo storico. Mi ci sono ritrovata in pieno, anche se dal punto di vista di chi scrive fantasy. E, come sempre, quando trovo conferme nelle parole di chi ha più esperienza di me, mi sento più sicura e carica per affrontare la scrittura.

Per cui posso dire che la giornata di ieri a Pavia è stata… rigenerante! Sono stata bene, sono stata contenta, mi sono divertita e ho passato il tempo con persone che stimo. Cosa si può volere di più?

Nulla. Infatti oggi, galvanizzata dalla giornata di ieri, mi sono già rimessa all’opera… scrivere scrivere scrivere…

UN PO’ DI PARERI SPARSI

In questo ultimo periodo sono stata piuttosto assente e non mi sono concessa troppo commenti su libri, film o altro.

Però ci sono alcune cose di cui volevo parlare. Allora ho pensato di fare un riassunto, di segnarmi alcune cose e di condividere alcune considerazioni.

 

Inizierei con la lettura del romanzo di Chiara Guidarini, Io, Virginia:

 

A me è piaciuto molto. Mi ha commossa. Ho trovato molto buona la costruzione dei due personaggi femminili, Sara e Virginia, e anche tutta la costruzione della vicenda parallela e il modo in cui le due storie si uniscono. L’ho letto con piacere, trovando nell’approfondimento psicologico il suo maggior, ma non unico pregio.

 

Ho poi letto anche Il Sentiero di legno e sangue di Luca Tarenzi:

 

Cioè… folgorazione! Come al solito (e ormai mi sento anche stupida a ribadirlo) è scritto benissimo. Per chi ancora non lo sapesse Luca Tarenzi è un grande scrittore perché ha una capacità di linguaggio e una ricchezza d’espressione che pochi altri posseggono. Inoltre ha scritto una bella storia, avvincente, che ti tiene incollato alle pagine, ma che sa anche divertire, spaventare, commuovere perfino! Un romanzo fa vibrare molte corde di stati d’animo diversi.

Mi è piaciuto moltissimo!!!

 

E ora parliamo di film: Solomon Kane.

 

Il mio nuovo grande amore, la mia nuova grande passione. Un film che ho già voglia di rivedere.

Mi è piaciuto un sacco. Era tanto che non mi entusiasmavo così al cinema. Mi è piaciuto tutto. Io, che di solito sono una critica piuttosto attenta anche ad aspetti tecnici, questa volta non avrei cambiato una virgola.

Mi è piaciuta moltissimo la regia. All’inizio ero piuttosto preoccupata sull’uso del flahback, temevo che potesse diventare invasivo, invece ho trovato che sia stato usato sapientemente e con misura. Mi è piaciuto molto il senso, il ritmo, epico di certe scene, come quella in cui lui finalmente prende la sua decisione, intraprende la sua nuova strada. Mi è piaciuto molto l’uso delle luci, non c’è mai il sole, in certe scene il volto di lui è in parte in luce e in parte in ombra… tutti piccoli accorgimenti che però aiutano a creare un’atmosfera. Mi sono innamorata della colonna sonora. E credo che James Purefoy sia stato BRAVISSIMO!

Già in Roma io lo adoravo. Nella seconda stagione poi credo sia stato un Marco Antonio… shakespeariano. E questa sua maturazione di attore per me ha trovato il giusto spazio con questo film e questo personaggio. Poi penso che il trucco sia stato ottimo nel mostrare anche il cambiamento fisico del protagonista man mano che si avvicinava alla sua redenzione spirituale.

Detto questo, ovvero che come film per me è fatto molto bene!

Penso anche che sia una storia assolutamente nelle mie corde. È quello che piace a me, quello che mi piace scrivere, leggere, vedere. Lacrime, sangue, fango e acciaio. Una cosa che mi ha colpito è il fatto che l’ambientazione permettesse al personaggio si usa armi molto diverse. Mi è poi piaciuta molto la costruzione del “viaggio dell’eroe” che sorregge la trama, assolutamente perfetta. Insomma… era il mio film. L’ho amato. Voglio rivederlo ancora!!!

Trifolium 2010

è uscita l'antologia del Concorso "Trifolium" dove c'è anche il mio racconto "Notte di Luna"

http://www.caravaggioeditore.it/articoli/view-articolo.php?articolo=69

 

ISBN 9788895437422

 

 

Autore: Autori Vari

 

Collana: Trifolium

Genere: Raccolta antologica

Pagine: 400

Uscita libro: Luglio 2010

 

 

Descrizione: Tutte le Collane della Caravaggio Editore in una sola raccolta, frutto della selezione avvenuta nell'ambito del concorso letterario Trifolium 2010. Fermata Porta Susa, Collezione in scatola, La principessa e il troll, L’altro lato della luna, Carne, Come togliere la pelle all’uva, Poteva essere più facile, La conchiglia, La bambina che amava esplorare i palazzi, Testamento di un cagnolino con due zampe, Seth, Solo nel buio, Variazione di luce alle sei della sera, Il punitore, Tre-sette, Per qualcuno un sogno, per altri un incubo, Dirottamenti e posaceneri, Il destino a volte odora di gelsomino, Il battito delle ciglia, Piano terra, Il procuratore del diavolo, Michele e le idee perdute, Un attico di follia, La neve nel cuore, La ricerca, La linea 3, Anna e il destino, Un uomo di tango, Incantesimo, Il vecchio del cocco, Diogena, Gaia, Notte d’estate, Canto, Poesie: Notte – Nebbia – Rumori, Come pioggia d’autunno, L’eros e i suoi stati esistenziali, Lei ed Odino…, Shasa la muta, Guendalina la stella marina, Chi ben comincia ovvero la storia della mia vita, Citazioni di vita, Lei lo avvolse in una nuvola rosa, La paura di essere me, Notte di luna, L’attesa, Centodecesimo piano, L’arcobaleno, Il teatrino dei pesci bizzarri, Il mimo, Parole, La ballerina, Primavera, Afasia, In cielo guarda, ecc. 

 

 

Prezzo di copertina: 14,00 €

UN NUOVO MODELLO CUI ASPIRARE

Ci sono autori (in realtà autrici) di cui leggo non solo i libri, ma anche prefazioni, postfazioni, note… e leggendo questi apparati correlati al testo mi sembra di poter quasi ascoltare i loro consigli o le loro piccole riflessioni.
Una donna che per me è stata molto importante, si sa, è Marion Zimmer Bradley. Non tanto quella dei romanzi, ma quella delle Antologie, proprio perché nelle sue prefazioni, sulle sue presentazioni dei racconti, spiegava come e perché aveva scelto un racconto piuttosto che un altro, come aveva immaginato di impostare l’antologia prima che nascesse, cosa aveva chiesto ai suoi autori e come questi avevano risposto… Insomma, erano una piccola finestra aperta sulla Marion Zimmer Bradley editor e ricercatrice di talenti. I suoi consigli, quelli che riportava come dati ai suoi scrittori, sono stati il mio primo manuale di scrittura creativa. E ancora oggi, ogni tanto, rileggo qualcuno di quei passaggi, che ho conservato, perché è come chiedere consiglio a una maestra e ricevere sempre la risposta migliore.
Ma, a parte Tolstoj, nel tempo si sono aggiunte altre voci alla mia personale schiera di grandi idoli.
Inutile dire che Nahoko Uehashi è tra questi. E non nascondo di aver pianto quando ho letto la postfazione a Moribito perché mi sono ritrovata in tante delle cose che lei ha scritto in quelle poche pagine. Se avessi potuto porle delle domande quelle sarebbero state le risposte. Se avessi potuto confrontarmi con lei, con quelle parole ne sarei uscita rinfrancata. È la forza di una comunicazione che sta parlando a tanti eppure che arriva dritta a ogni singolo lettore. Ho sempre trovato straordinario come una donna lontanissima da me per età e cultura, oltre che geograficamente, potesse dirmi, in una postfazione, esattamente quello che mi aspettavo di sentire. Se fossi stata in Giappone credo che sarei andata da lei e le avrei umilmente chiesto di farmi da sensei.
E oggi credo di aver trovato un altro modello femminile da seguire, un’altra donna che sta dall’altro capo del mondo eppure che dice cose che mi spronano a non abbattermi e che fa cose, che scrive testi che arrivano in tutto il mondo, che mi sono d’esempio. Questa donna è Carole Wilkinson, autrice di romanzi per ragazzi, alcuni molto particolari perché ambientati in Cina e in Egitto. Autrice di recente tradotta anche in Italia con il suo La Custode del Drago, edito da Baldini Castoldi Dalai.
Incuriosita da questo romanzo, che ho subito acquistato, sono andata a visitare il suo blog e ho letto un post ( http://www.carolewilkinson.com.au/news/2
008/11/26/this-is-why/ ) che mi ha veramente commossa e colpita.
Forse perché è arrivato in un momento di sconforto e leggere certe parole dette da un’autrice che viene tradotto in buona parte del mondo mi ha davvero spronata. Mi sono detta “segui il suo esempio, ha ragione da vendere”.
This is Why… Questo è il motivo… non ha parlato di target, non ha parlato di vendite, non ha parlato di programmi editoriali, non ha parlato di calcoli. Ha parlato solo di cuore, di passione, di voglia di narrare. Credere che una storia vada scritta solo perché vale la pena che vanga narrata, indipendentemente da tutto, questo dovrebbe essere il motivo! Questo dovrebbe spingerci a fare nottata o ad alzarsi all’alba o a passare il tempo a fare ricerche o a perdere gli occhi davanti a un pc. Questo è il motivo!
Scrivere richiede anche un grande impegno emotivo, se non c’è questo trasporto, se non c’è questa scintilla simile a quella di un amore travolgente, allora anche buttare giù una singola riga sarà un peso e una tortura.
Mi rendo conto che l’Australia non è l’Italia, e ora come ora se potessi prenderei il primo aereo per Sidney. Però non dovrebbe essere importante. Dovrebbe essere importante solo il rispetto che dobbiamo a noi stessi, ai nostri personaggi e alle nostre storie. Non dovrebbe esserci nulla di più importante di questo.
Io credo, e ho sempre creduto, in una cosa fondamentale (chi mi conosce me lo ha spesso sentito dire), ovvero che secondo me un libro non esiste davvero finché non viene letto, che vive solo quando il lettore ci mette la sua parte, il suo 50%, che onora la sua metà del patto tra lettore e scrittore. Ho sempre considerato i lettori come una parte importante del processo di scrittura; loro vedono i “messaggi”, loro fanno vivere i personaggi, loro vivono la loro storia nel momento in cui leggono. Per questo quando come lettrice fallisco, non riuscendo a entrare in sintonia con un libro, difficilmente penso che sia colpa solo dell’autore.
Ma i primi a rispettare il tacito accordo che ci lega ai lettori dobbiamo essere noi, noi autori. Un’altra cosa che ripeto spesso è che se non siamo noi i primi a entusiasmarci, a divertirci, a mettere in gioco il cuore quando scriviamo, allora il lettore lo sentirà. Scrivere è comunicazione, io ti sto donando una storia, che è il più bel regalo che una persona possa fare ad un’altra, è il primo dono che un genitore fa al proprio figlio quando inizia a raccontare con quella frase magica “C’era una volta…”, ed è quella magia che si dovrebbe ripetere ogni volta. E la magia ha veramente poco a che fare col calcolo, dovrebbe avere a che fare col sogno e l’illusione.
Per questo ammiro Carole Wilkinson che non scrive un libro in più semplicemente perché i lettori lo vogliono e lo venderebbe, perché non tradisce se stessa, le sue idee, le sue storie e i suoi personaggi, perché scrive non per calcolo, ma per passione, perché sa che tutto quello che di buono verrà dalle sue idee sarà frutto di questo amore e della bontà stessa di queste idee.
Dopo tutto questo vorrei aggiungere un’altra cosa che mi ha fatto molto riflettere: Black Dog Books, l’editore australiano che pubblica Carole Wilkinson, è un editore indipendente! E mi è piaciuta molto anche una frase che c’è sul loro sito: “la nostra prospettiva è australiana, ma le nostre storie sono universali”.
Bhe, grande lezione di stile, direi.

DI NUOVO TERRY BROOKS: IL DEMONE

Qualche anno fa mi lanciai nella lettura della saga di Landover; mio primo e unico approccio a Terry Brooks. Non che non mi piacesse, solo che… mmmhhh, ero molto poco convinta e coinvolta.
Però non mi dispiace come scrive Brooks e così ho deciso di lanciarmi nella lettura di qualcosa di completamente diverso: la saga del Demone. Praticamente uno urban fantasy e anche un po’ young adults (mi meraviglio che in Italia non si siano affrettati a ripubblicarlo!).
E devo dire che questo Brooks più urbano e meno schiettamente fantasy (a tratti quasi horror) mi piace un sacco. Insomma, sono entusiasta. È una lettura molto accattivante, che ti tiene incollato alle pagine, la storia è intrigante, il ritmo è davvero in crescendo. Insomma… tutto molto, molto bello… fino a pagina 68.
Cioè, è sempre tutto molto bello e il mio parere su questo romanzo non credo possa cambiare (se non per uno scivolone pazzesco che non credo Brooks possa compiere), però… deja-vù!
In realtà la sensazione di deja-vù l’ho avuta fin da quando la protagonista salva una ragazzina da queste creature chiamate Divoratori. Eh, lì ho cominciato a sentirlo. E quando poi si arriva dare una spiegazione su cosa sono questi Divoratori… Scott Westerfeld e i Diari della Mezzanotte sono riaffiorati piuttosto prepotentemente.
Ora, Il Demone è del 1997. Non mi ricordo di che anno sono I Diari. Quello che è certo è che stiamo parlando di due autori americani che condividono un background culturale.
E il background culturale fa tanto. Volenti o nolenti, è tutto intorno a noi.
Però mi ha colpita molto questa cosa, perché se poi si va a vedere nel dettaglio stiamo parlando di cose diverse, di storie diverse, di idee diverse. Ma è l’immaginario che è condiviso. Cioè, se due autori scrivono di vampiri in modo simile è difficile sorprendersi, perché  una figura che fa parte della storia della letteratura, del folklore, dell’immaginario collettivo di buona parte della cultura occidentale e non solo. Ma l’idea che sta alla base sia de Il Demone, sia dei Diari, e delle creature fantastiche che in essi compaiono è molto particolare.
Mi piacerebbe capire di più. Gli Stati Uniti, che rispetto all’Europa sono un paese piuttosto giovane, hanno però un folklore molto ricco, che attinge anche alla tradizione dei nativi. Per cui mi incuriosisce molto questa cosa, l’idea che comunque si possa ancora lavorare su un background variegato, e non solo su un globalizzato, e che si possano dare interpretazioni diverse di contesti simili.
Mi ha colpita molto, infatti, anche un altro parallelismo tra queste due serie. Sia Brooks che Westerfeld ambientano le loro storie in cittadine della provincia americana. Non parliamo delle grandi metropoli che il mondo, bene o male, conosce tramite il cinema, ma di un’America diversa, forse più personale, anche più particolare e “misteriosa”. Anche Whitley Strieber ne L’Ombra del Gatto ambienta la vicenda, piuttosto diversa da quelle di Brooks a Westerfeld, in una cittadina di provincia che ha delle caratteristiche analoghe a quelle che fanno da sfondo a Il Demone e a I Diari.
Non è un caso, forse, che un testo più “canonico”, come Wolfen, Strieber lo abbia ambientato in una metropoli.
È interessante… è molto interessante. Anche se parliamo sempre di testi con qualche anno (a volte decenni) sulle spalle e non di cose recentissime, di testi e autori piuttosto particolari e non magari di altre loro esperienze più note. Però è interessante…