Il gioco dell’angelo di Carlos Ruiz Zafon

Immagine di Il Gioco dell'Angelo

C’è poco da fare… mi sono innamorata, da quando ho letto L’Ombra del Vento mi sono innamorata dei libri di Carlos Ruiz Zafon. Quindi quando questa mattina mi è arrivata la news letters di BOL con la notizia dell’uscita (28/10/2008) del suo nuovo romanzo sono andata in brodo di giuggiole! E questa volta penso che lo comprerò, niente biblioteca. Ormai fa parte dei miei amori! Anche se immagino che mi torcerà le budella come il precedente romanzo, ma è proprio questo il bello… che la scrittura di Zafon riesce a coinvolgerti totalmente.

Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l’occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L’ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore – scrivere un’opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell’umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria… Con uno stile scintillante e grande sapienza narrativa, Zafón torna a guidarci tra i misteri del Cimitero dei Libri Dimenticati, regalandoci una storia in cui l’inesausta passione per i libri, la potenza dell’amore e la forza dell’amicizia si intrecciano ancora una volta in un connubio irresistibile.

RESOCONTO DEL WEEK END DI LETTURA

Questo fine settimana, avendo anche acquistato libri nuovi in fiera, mi sono data da fare e ho letto molto, moltissimo, anche se per lo più testi brevi, ma che erano sul mio comodino da un po’. Di un paio ho già parlato nei post precedenti, di altri ho lasciato un commento su aNobii. Ma ho pensato di tirare le somme di questo fine settimana di fuoco, prima di iniziare (stasera/stanotte) una nuova lettura (Erik di Nhur di Angla P. Fassio).

 

Allora, sabato tornata dalla fiera ho finito Grimpow, il sentiero invisibile di Rafael Abalos e concordo con il pensiero espresso da Francesco Falconi su aNobii: un romanzo inutile, lento, noioso e pesante. Altro che Il Nome della Rosa della letteratura per ragazzi… un peso senza senso, direi io.

 

Poi ho letto 2012: l’ultima profezia Maya di Cassandra Warthon e Il Portatore di Tenebra – La Guerra della Falce di Aislinn, che ho già commentato e che mi son piaciuti molto.

 

Ho letto anche Specchio d’Oriente di Daniela Bertelloni, Guido Tanca, Roberta Bertelloni. Una raccolta di racconti, di cui i primi due racconti, Azuma Kagami e Shuriken, li ho trovati bellissimi in quanto hanno per protagonisti dei samurai e sono entrambi ambientati nel Giappone antico. Non potevano che piacermi! Gli altri racconti, tutti molto diversi tra loro, sono ugualmente interessanti, mi hanno colpita e mi sono comunque piaciuti. E’ una raccolta breve, ma molto interessante.

 

Domenica mattina invece sono passata a Semplicemente Donna di Cinzia Baldini, una testo davvero bello e coinvolgente, che narra, attraverso i ricordi della protagonista, la storia di una donna e di un grande amore attraverso la guerra.

 

Ieri sera ho letto invece un classico, I misteri del castello di sir Walter Scott. E Walter deve ringraziare di essere già morto! Niente a che vedere con Ivanhoe, che è un romanzo che non ti lascia un attimo di respiro e ti costringe a seguire le avventure dei vari personaggi. Questo I misteri del castello è pesante e noioso! Non succede nulla che davvero faccia scoccare la scintilla e né la storia d’amore travagliata tra Marco e Alice né i Misteri che danno il titolo al libro riescono a far crescere d’interesse una vicenda assolutamente piatta. Decisamente non il miglior Walter Scott.

 

Cos’ho fatto ieri pomeriggio? Ho letto Black Angel di Paola Boni…

 

E questa mattina ho finito Lo specchio del Sogno di Stefano Arosio, un romanzo fantasy abbastanza particolare che narra due storie parallele che si toccano, si incontrano, si sfiorano, si incrociano e che hanno in comune un percorso di crescita. Un romanzo avventuroso e suggestivo. Per certi aspetti mi ha ricordato alcuni passaggi di Zuddas, per altri alcuni della Bradley, per altri ancora Antonia Romagnoli, soprattutto perché il confine tra il reale e il fantastico è assai labile qui, come in alcune opere degli autori citati. È un romanzo da scoprire, di un giovane autore.

 

Direi che mi sono data da fare! Volevo portare avanti alcune letture della biblioteca, perché i libri van restituiti, poi però ho pensato che per qualche giorno era il caso che mi mettevo a leggere alcuni testi brevi tra quelli che ho comprato in questi mesi, se no non ne uscivo viva più… Nella mia testa c’è un ordine logico in cui leggere le cose e piano piano, ma con costanza leggo tutto.

Il Portatore di Tenebra – La Guerra della Falce.

Immagine di Il Portatore di Tenebra - La Guerra della Falce.

L’ho iniziato ieri notte, non ho saputo resistere, così questa mattina mi sono alzata presto e l’ho finito; anche perchè il testo è breve (anche in questo caso: troppo breve!).
Io spesso dico che i fantasy classici non mi piacciono, ma poi arrivano autori come Aislinn e anche un fantasy di ispirazione tolkeniana, come può essere considerato questo romanzo, mi arriva dritto al cuore.
Ci sono tutti gli elementi classici del fantasy (uno stregone nero, una torre oscura, la lotta del bene contro il male, regni che si coalizzano, elfi e altre creature fantastiche), però è scritto bene (in alcuni passaggi un pò detto, ma del resto si tratta di un romanzo d’esordio quindi ci è normale che ci sia qualche piccolo difetto) ed è avvincente, perchè oltre alla trama vera e propria emergono, come molto importanti nella storia, fin da questo primo volume le vicende umane e interiori dei protagonisti. E non si può non chiedersi come andrà avanti, come finirà, come si risolveranno i loro conflitti interiori!
Quindi è davvero un buon libro, per quanto mi riguarda. Mi domando solo se sia stato tagliato o se all’inizio costituisse un tutt’uno che i volumi che devono ancora uscire, perchè è davvero troppo breve e lascia col fiato sospeso nel finale! Accidenti! Adesso dovrò attendere con trepidazione la prossima uscita. Per fortuna che EdiGiò è distribuita da EdiQ e quindi posso reperire i prossimi romanzi della saga con facilità… ah, ah, ah… (risata malvagia).
Un ultimo appunto: ho trovato un pò esagerato l’uso dei puntini di sospensione, specie nelle prime pagina. Ma siccome poi fa scemando, penso che l’autrice stessa abbia affinato nel corso della stesura l’uso della punteggiatura.
Ad ogni modo Complimenti ad Aislinn, un’altra valida giovane autrice italiana!

2012: l’ultima profezia Maya

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Bello! Mi è proprio piaciuto. Una volta, tanti anni fa, quando ancora non pensavo di scrivere fantasy, ma già amavo i romanzi d’avventura, l’archeologia, Indiana Jones, che le riuniva entrambe, ed avevo una smodata passione per l’archeologia misteriosa, anche io sognavo di scrivere storie come questa.
E’ un libro breve (troppo breve!), ma assai denso e coinvolgente. E’ la storia di una donna tenace, della sua grande scoperta, una scoperta che coinvolge le sorti del mondo, e della sua battaglia per rendere pubblico ciò di cui è venuta a conoscenza, anche se il tempo sta inesorabilmente per scadere.
La storia prende le mosse da una teoria abbastanza nota tra i cultori di archeologia misteriosa e gli spettatori di Voyager, ovvero la profezia Maya secondo la quale il mondo ha già vissuto diverse ere e tutte sono finite con una catastrofe e noi oggi ci troveremmo alla fine della quinta era che, secondo i Maya, avrà termine il 23 dicembre del 2012.
Siete stati avvisati!
Cmq, questo libro, molto breve perchè facente parte della collana Runde Taarn Utopia 70 (dove 70 sta per 70 pagine), prende le mosse da questa profezia per raccontare non gli ultimi mesi dell’umanità (sì, anche quelli, ma è meno importante), ma la battaglia di un’archeologa che scopre un messaggio lasciato dai Maya e si batte per arrivare alla soluzione dell’enigma.
Insomma, un gran bel racconto! Sono molto contenta di averlo letto!

LA TRILOGIA DI MIRTA-LUNA DI CHIARA PALAZZZOLO

Immagine di Non mi uccidere Immagine di Strappami il cuore Immagine di Ti porterò nel sangue

  1. NON MI UCCIDERE
  2. STRAPPAMI IL CUORE
  3. TI PORTERO’ NEL SANGUE

 

Dunque, prima di dire qualsiasi cosa su questa trilogia voglio fare una premessa: io non sono una grande lettrice di horror e affini, come si evince dalla mia libreria aNobii, quindi non ho termini di paragone veri e propri e non conosco bene le “regole” del genere. Per tanto il mio post non può e non vuole essere in alcun modo una recensione, ma solo un parere personale, una raccolta di sensazioni e pensieri che la lettura di questi tre volumi mi hanno lasciato.

E ora veniamo a Mirta… allora, questa trilogia non mi è particolarmente piaciuta. Dei tre volumi ho preferito senza dubbio Strappami il Cuore perché è meno ripetitivo e dispersivo e perché, secondo me, è quello che indaga di più la psiche dei personaggi. Non mi uccidere lo avrei gettato dalla finestra, se non fosse stato della biblioteca e se non fosse stata mezzanotte passata. Diciamo che alla fine non mi è del tutto dispiaciuto perché si risolleva nel finale, ma superare le prime cento pagine è stato un trauma e reggere alla ripetitiva parte centrale (e alle seghe mentali della protagonista) è stata un’impresa titanica. In Non mi Uccidere poi l’impatto con lo stile della Palazzolo è stato… brutale. Non mi piace proprio il suo stile e qui si tratta solo di gusto personale, non è un giudizio estetico, è “a me non piace”. E la cosa mi ha innervosita non poco perché, oltre e infastidirmi, mi impediva di gustarmi a pieno una storia che ha sicuramente dei punti postivi. L’idea innanzitutto, quella mi è piaciuta molto ed è stato il motivo per cui ho letto tutti e tre i volumi, perché l’idea della trama e di questi sopramorti, che non sono proprio zombie, ma non sono nemmeno vampiri, è interessante. L’unica cosa è che è portata avanti da una protagonista a cui avrei sfracellato la faccia ogni due per tre: insopportabile! Io proprio Mirta-Luna non la reggevo, per questo Non mi Uccidere ho fatto fatica a reggerlo, perché c’è lei, poi lei e ancora lei con le sue seghe mentali. In Strappami il Cuore invece Mirta-Luna interagisce anche con altri personaggi e quindi diventa più tollerabile e più interessante. Anche se in Strappami il Cuore quello che mi ha dato da pensare è il modo in cui la Palazzolo racconta la storia di due gruppi che si contrappongono (i benandanti e i sopramorti) senza però entrare nello specifico, ma narrando questa lotta attraverso la storia di Mirta-Luna. Questo mi ha interessato e mi è molto piaciuto perché… per puro egoismo, perché mi ha ricordato il modo in cui ho impostato romanzi come Danika e LCB nei quali ci sono gruppi che si combattono, ma dove non è quella lotta il punto centrale della trama, la lotta interiore dei protagonisti. E in questo senso Strappami il Cuore è assolutamente nelle mie corde ed è molto ben strutturato. Ti porterò nel sangue invece l’ho trovato un tantino dispersivo, con tutto questo cercare di ricostruire le storie passate dei molti personaggi, e anche nel modo in cui viene portato avanti il conflitto con Robin, a un ceto punto ci si perde dietro altre cose, quando avrei preferito che si rimanesse concentrati su quello, portando avanti l’evoluzione di Mirta-Luna. Anche qui, come in Non mi Uccidere, alcune parti le ho trovate un po’ ripetitive e ridondanti, sempre per colpa di Mirta-Luna. E, personalmente, non ho apprezzato molto il finale. Dei tre il finale di Non mi Uccidere è quello che mi ha emozionata di più. Quello di Ti Porterò nel Sangue mi ha fatta sbuffare e l’ho trovato un po’… tirato. [spoiler] Ma Mirta-Luna doveva proprio essere salvata? Sarà che io l’avrei fatta secca e buona notte. Mi piacevano molto altri personaggi: ad esempio a me piaceva Robin, come idea, mi piacevano Gabriel e Max e anche Vanna, i cavalieri NO! nessuno, nemmeno Walther (pedanti!); però in generale mi piaceva cmq il modo in cui sono stati costruiti e sistemati nella storia, questo vale per tutti. Ah, anche Sara, non tolleravo nemmeno lei.

Quindi, io non direi che è una brutta trilogia, questo no, anche perché, come ho scritto, Strappami il Cuore mi è piaciuto abbastanza, solo che non è del tutto nelle mie corde e quindi ho fatto molta fatica a entrare nell’ottica dello stile dell’autrice e in empatia con la sua protagonista.

AGGIORNAMENTI VARI

Ultimamente sto leggendo molto e scrivendo pochissimo (quasi per niente). La verità è che mi sono di nuovo piantata con Miriam&Omar. C’è come un muro tra me e loro, e la storia ne risente. Vorrei davvero finire il loro romanzo per Gennaio 2009, ma temo che resterà per l’ennesima volta nel limbo. Non so come uscire dal pasticcio in cui li ho inguaiati e non riesco a sentirli. Quel romanzo è nato male, fa schifo e a volte penso davvero che forse non valga la pena finirlo.

Oltre a ciò… beh, c’è da dire che mi sono lasciata convincere a dar retta ad alcuni personaggi “nuovi” e così ho iniziato a prendere appunti e a farmi domande. La fase di creazione e scoperta dei personaggi è sempre quella che mi piace di più e così mi sono lasciata un tantino trasportare. Del resto con questi “nuovi mostri” ho sentito subito una forte empatia, so quello che provano e intuisco abbastanza facilmente come è stata la loro vita prima dell’inizio della trama stessa. Mi affascinano e li sento, li riesco a vivere. Tutti, cattivi compresi, il che è un grande passo avanti per me.

Non vorrei iniziare a scrivere, perché mi sentirei in colpa nei confronti di Dani&Andrej, ad esempio, e delle altre storie in sospeso, ma devo ammettere di essere molto tentata.

Sembra che io lo faccia apposta a iniziare Miriam e poi perdermi dietro altre cose: la prima volta mi persi dietro a Danika, prima, e LCB, poi, adesso… adesso dietro a LCB/2.

Per scrivere di Dani&Andrej mi serve lo spirito adatto e, spt, devo ancora capire come far esplodere tutto. Ma spt la storia di Dani merita e necessita di un’attenzione diversa e di profonde riflessioni. Non la posso scrivere e basta! La storia di Dani va vissuta, per questo sono ancora in dubbio su come agire una volta che avrò scritto cap24. Dani, insomma, necessita di un po’ di depressione artistica, della depressione dello scrittore. E io adesso sono “troppo serena” per scrivere di Dani.

Ma iniziare LCB/2 mi sembra davvero facile. Sento la voglia di documentarmi e preparare la trama, di investigare sulle vicende dei miei personaggi (che non è che siano proprio felicissime, come sempre). Insomma, mi entusiasmo pensando a questa nuova storia.

Invece Miriam… lo ammetto, è diventata un po’ un peso. Mi piace quello che ho scritto fin ora, nonostante tutto, però non sento un grande slancio per cercare di disincagliarmi dal punto in cui mi sono arenata.

In LCB/2 mi intriga molto anche l’ambientazione che ho scelto, benché ponga delle difficoltà non indifferenti. Però mi sento motivata. E anche le vicende emotive dei personaggi, per ora solo riferite al loro passato mi toccano e mi incuriosiscono.

Beh, dopo questa lode del fatto che la mia nuova creatura mi spinga iniziare l’ennesima scalata, devo anche dire che prima di mettermi a scrivere anche solo una riga su La Dama Scarlatta dovrò studiare parecchio. E in realtà mi sono già fatta una bibliografia. Inoltre ho trovato alcuni romanzi che potrebbero aiutarmi ad appropriarmi di certe atmosfere.

Motivo per cui dovrei darmi una mossa coi libri che ho preso in biblioteca. Per questo mi alzo al mattino molto presto e vado a letto la notte molto tardi, per riuscire a finire un romanzo al giorno. Tuttavia anche dal punto di vista delle letture dovrò modificare il tiro: volevo leggere qualche best sellers, nuove uscite e continuare la mia caccia agli autori italiani di fantasy, leggere classici e mettere piede nella narrativa di vampiri (visto che starei per mettermi a scrivere la mia seconda storia che vede dei vampiri tra i personaggi e pensavo fosse venuto il momento di capire cosa si scrive in giro a riguardo). Invece tutto bloccato: niente più libri sui vampiri fino a che non avrò finito LCB/2 per non essere influenzata. Aver scritto LBC/1 senza sapere nulla del genere mi ha permesso di fare quel che volevo senza pormi troppi problemi. Quelli sono venuti dopo, quando ho iniziato a leggiucchiare qualche classico del genere e ho capito di essermi naturalmente inserita nel solco della tradizione. Poi dovrò rimandare ancora la lettura di numerosi fantasy italiani che attendono sul mio comodino e anche di alcune nuove uscite (che volevo leggere per dovere di cronaca). Sì, invece, ai classici, anche se selezionati… eh, eh… ho qualche bel titolo istruttivo in mente.

Alla fine temo che abbandonerò (forse solo momentaneamente Miriam) per dedicarmi a Sara.

È vero che ho moltissime storie già abbozzate, ma tante di esse non sono che embrioni che aspettano il momento giusto per crescere e nascere. Sono nella mia testolina e tra i miei appunti, quando ne sentirò il richiamo lo asseconderò. Adesso è La Dama Scarlatta che mi chiama e forse è il caso che risponda. Sento di doverlo fare.

E vediamo di spendere due paroline due su LCB/2: come aveva annunciato non sarà il seguito di LCB, niente robe con “i figli di…” e nemmeno apparizioni dei personaggi che fanno parte di LCB/1. Certo, ci saranno alcuni accenni, com’è naturale, ma LCB/2: La Dama Scarlatta sarà una storia del tutto indipendente. È la storia di Sara, che non è più (come nella primissima versione) la figlia di Etienne, ma un membro molto giovane della Congrega che ha alle spalle una sua vicenda e che sarà legata a una serie di personaggi altrettanto intriganti. Sarà ambientata nel 1895 nella Londra Vittoriana, anche se in realtà la vicenda di Sara ha inizio a Parigi tra i quartieri di Pigalle e Montmartre.

RASNA: IL CICLO DEGLI ETRUSCHI – MARIANGELA CERRINO

I CIELI DIMENTICATI

Immagine di I cieli dimenticati

 

Tanto tempo fa non sapevo bene che il genere di storie che mi piaceva leggere fosse “fantasy”. Poi ho comprato, per caso, i romanzi della Saga di Avalon della Bradey… e ho capito.

Oggi, leggendo questo primo volume del Ciclo di Rasna, ho provato le stesse sensazioni.

Dalla prima all’ultima pagina ho avuto le lacrime che mi premevano sugli occhi chiedendo di uscire… per Caitli e Larth e il loro destino.

[Io odio il destino ç_ç Oh, Larth! Io amo il personaggio di Larth e non trovo affatto giusto il destino del suo amore ç_ç SIGH!!!]

Ma anche per Axal e per tutti i personaggi che popolano questa storia bellissima e struggente.

Ancora una volta Mariangela Cerrino narra di una decadenza e lo fa attraverso le storie personali dei potenti del popolo Etrusco. E non si può restare indifferenti di fronte alle vicende di pe4rsonaggi che sembrano vivi.

La ricostruzione storica è fantastica. Ma sono i personaggi che coinvolgono e struggono.

Perché fondamentalmente questa è una storia d’amore e morte. E non si può leggerla senza esserne toccati.

Ho amato questo romanzo proprio come amai le Querce di Albion, con il quale ho rilevato qualche affinità. Per questo la Cerrino è la nostra Bradley, perché nessuna come lei riesce a scrivere quel genere di fantasy in Italia, unendo fantasia, storicità ed emotività. C’è come uno strano filo tra la Saga di Avalon e il Ciclo di Rasna: in entrambi di parla di mondi che finiscono e che pure si perpetuano, tutto a causa dei romani; di una Roma agli albori in questa saga e di una Roma a sua volta sulla via della decadenza in Avalon. Perché alla spalle di entrambi c’è il tentativo di sopravvivenza di popoli più antichi e con tradizioni mistiche, che sanno cambiare all’occorrenza e riconoscono poteri più grandi di quelli dati dagli uomini ai loro dei.

Bellissimo! Uno dei libri più belli che mi sia mai capitato di leggere. Peccato che, come molti altri testi della Cerrino, sia quasi introvabile (io l’ho preso in biblioteca), mentre vorrei averli tutti i suoi romanzi, per poterli rileggere (anche se poi non lo faccio mai, perché fa troppo male) o anche solo sfogliare e guardare per riportare alla mente le emozioni che mi hanno suscitato.

 

LA VIA DEGLI DEI & LA PORTA SULLA NOTTE

Immagine di La via degli dei Immagine di La porta della notte

 

Mi piace pensare a questi due romanzi come a un tutt’uno. Partendo non da dove finisce I Cieli dimenticati, ma poco prima questi due testi raccontano la vita, l’ascesa e la caduta di Tarnxe, figlio di Larth e di Thesan, nipote di Caitli e Axal, i personaggi che già avevo profondamente amato nel primo volume della Saga Degli Etruschi.

Sono romanzi che mantengono, come il precedente, una fortissima forza narrativa nel raccontare la fine di un popolo e l’ascesa di un altro, ma anche le singole vicende umane, governate dalle grandissime forze della morte, dell’amore e del destino.

C’è meno disperazione rispetto alla storia vede l’intreccio tra Larth, Caitli e Axal, ma comunque la sofferenza di Tarnxe di fronte alle profezie che segnano la sua vita e i suoi amori sono intense e il finale, dolce-amaro, è sempre commovente e coinvolgente.

Mi sono piaciuti moltissimo! Li ho trovati splendidi sia dal punto della ricostruzione storica e da quello della costruzione dei personaggi. E poi riescono a trasmettere sensazioni davvero intense con la forza dei personaggi in scena!

Ritorno a consigliare la lettura della Cerrino a tutti gli appassionati di fantasy.

IL PRIMO PALADINO DI ANGELA P. FASSIO

Immagine di Il primo paladino

Il libro che avrei voluto scrivere io.

Vi ricordate? Scrivere la variante fantasy della saga di Orlando era tra i miei progetti per la vecchiaia. Poi però ho scoperto questo romanzo e ho deciso di lasciar perdere.

Dopo averlo letto però un po’ mi sto ricredendo.

Innanzi tutto perché questo romanzo è più romanzo storico che un fantasy, anche se su aNobii l’ho registrato come “fantasy italiano” e qualche elemento fantastico (come sempre nelle storie epiche medievali) in effetti non manca.

Poi perché ha suscitato in me sentimenti contrastanti, come quelli di Gano per Orlando.

Da una parte mi è piaciuto molto, per la ricostruzione storica, per il gran lavoro di studio di un’epoca e di un’epopea che sicuramente c’è dietro, per la costruzione del personaggio di Orlando e per il finale che, lo ammetto, mi ha commossa.

Dall’altra però… In molti passaggi l’ho trovato un tantino frettoloso e un certi altri un po’ detto.

Ora, io non so nella carriera della Fassio questo testo a che punto stia, ma ho avuto l’impressione che fosse un po’ incerta, come se il testo dovesse esplodere, ma non trovasse la via per farlo.

C’è da dire che non è sicuramente facile scrivere una variante (di qualsiasi tipo) su una serie di testi complessi come quelli che compongono la saga di Orlando, quindi tanto di cappello per la bravura dimostrata dall’autrice nel mettere insieme un testo che cmq resta assolutamente positivo. Non solo avrà dovuto documentarsi sulla storia, l’arte, la cultura (in tutti i suoi aspetti) dell’epoca di Carlo Magno, ma anche sui testi che hanno tramandato la storia di Orlando. Un lavoro non da poco!

Il Primo Paladino è anche un romanzo di formazione, in quanto narra le vicende del giovane Orlando dal momento in cui la sua vita cambia e prende la strada che lo porterà a diventare Paladino. Quindi anche dal punto di vista della costruzione del personaggio (o meglio della rielaborazione) è sicuramente apprezzabile.

Ha tanto aspetti positivi questo testo, però ho avuto per tutto il tempo l’impressione che potesse essere ampliato.

Nonostante questa piccola macchia nelle impressioni che mi ha lasciato, posso dire che sicuramente mi è piaciuto e che lo consiglio, forse più agli appassionati di romanzi storici che non a quelli di fantasy.

RAGAZZE DELL’OLIMPO, VOL.1: LACRIME DI CRISTALLO

Immagine di Ragazze dell'Olimpo Vol.1

Primo e unico volume che leggerò di questa serie per ragazzi… ops, per ragazzE!

Winx? Witch? No! Ragazze dell’Olimpo. Ma per il resto copie sputate dei citati predecedenti (e vedrete che se avrà successo di faranno la serie… lo si intuisce delle immagini in copertina e dallo stile delle illustrazioni all’interno).

Quindi non vi aspettate niente di diverso da un trio di adolescenti (con nomi assurdi!) che in realtà non sono quello che sembrano e che devono sconfiggere il malvagissimo di turno: in questo caso il povero Ares… come se il fatto che fosse Dio della Guerra bastasse per cacciarlo tra i “cattivoni”.  

Complete di fratellini rompipalle, madri assillanti oppure totalmente assenti, padri fantastici… E poi il solito: cotte, amicizie, screzi, problemi scolastici: l’adolescenza, insomma. Con la “fantasiosa” mossa del fatto che sono nate tutte lo stesso giorno! “Oh, ma è fantastico!”. Ma le adolescenti parlando veramente così? Sembrano tutte un po’ oche!

Cmq, il problema non sta nel libro. Io gli ho dato una stelletta, l’ho trovato di una noia allucinante e a quelle tre avrei tirato il collo. Però capisco benissimo che a una ragazzina di 10-11 anni possa piacere (una ragazzina gli avrebbe dato 4 stellette!). Il problema è che IO non ho più 10 anni! E sta roba mi fa venire l’orticaria!

E voi direte: “ma te lo sei andata a cercare”. È vero. Non me lo ha ordinato il dottore di leggere sto libro, ma ero curiosa e cmq speravo in qualcosa di meglio e magari leggermente innovativo.

Mi è capitato di vedere Winx e Witch e di provare a seguirle per un po’ in tv, ma in tv… dove spengo il cervello per quei 20 minuti dell’episodio e mi disconnetto. Ma leggere certa roba… non fa per me. Non fa bene alla mia ulcera!

Questo genere di narrazioni per ragazze ha un suo stile molto zuccheroso, delle caratteristiche ben definite, una serie di cliché da seguire… come gli shojo giapponesi che dopo un po’ ti fanno venire il diabete.

Quindi, sicuramente nel suo genere e per il target cui si rivolge è un ottimo libro, ma non chiedetemi di chiamarlo romanzo, né di apprezzarlo. Perché è da suicidio!

Io non sono mai stata adolescente nemmeno quando ero adolescente anagraficamente, figuriamoci se mi posso appassionare alla storia di ste tre. Ho amato Sailor Moon, quando ne avevo l’età, ma se fosse stato un romanzo invece che un anime penso che sarei andata fuori di testa per eccesso di scempiaggini.

Il mezzo tramite cui una storia passa conta, è inutile negarlo. Ci sono storie che sono fatte per la visione, altre per la narrazione.